PARLIAMO DEI VINI DI ORVIETO:
L'Orvieto è oggi uno dei vini bianchi italiani più conosciuti nel mondo.
La tradizione vinicola dell'Orvietano ha radici antiche. Già gli Etruschi avevano scavato cantine nel masso tufaceo, che caratterizza la città, e nel fresco di queste grotte la fermentazione si completava solo dopo parecchi mesi, lasciando al vino un residuo zuccherino che contribuì a decretarne il successo.
Nel medioevo e nel Rinascimento fu uno dei vini preferiti alla Corte pontificia (Paolo III Farnese ne era particolarmente "ghiotto"); fu lodato da poeti, artisti e uomini insigni, tra cui il Pinturicchio (il quale, quando dipinse in Orvieto, pretese per contratto che gli fornissero "tanto vino quanto fosse riuscito a berne"). Addirittura il vino ha avuto un ruolo significativo nella costruzione del Duomo di Orvieto: i Maestri che lavoravano nella cava di Monte Piso ad estrarre e sbozzare la pietra di travertino ne acquistavano periodicamente delle quantità negli anni tra il 1347 e 1349, insieme alle ciotole e panatelle per berlo; ma ricordi più clamorosi sono quelli dei "rumori" sollevati ad Orvieto come in altre città dalle maestranze per averne gratis delle quantità. Gli orari di lavoro infine prevedevano delle soste a metà mattina e a metà pomeriggio destinate alle bevute del "mistu" (forse acqua e vino).
La stessa Opera del Duomo lo elargiva nelle grandi occasioni come il compimento dei lavori importanti o su richiesta del capo maestro. Ma quello che più è interessante è trovarlo espressamente richiesto nei contratti di lavoro. È indicativo quello stipulato da Luca Signorelli nel 1500 per la realizzazione degli affreschi, dove è scritto che l'Opera avrebbe dovuto consegnargli ogni anno 12 some di vino (circa 1.000 litri).
Il cambio del Disciplinare di produzione è avvenuto nel 2010, modificando la base ampelografica, oltre ad inserire una nuova tipologia, Muffa Nobile. I vini a Denominazione di Origine Controllata "Orvieto" devono essere ottenuti dai seguenti vitigni:
Trebbiano o Procanico e Grechetto: minimo 60%.
Altri vitigni a bacca bianca, idonei alla coltivazione nella Regione Umbria e nella Provincia di Viterbo: massimo 40%.
Tipologie: secco, abboccato, amabile, dolce, superiore, vendemmia tardiva e Muffa Nobile.
I vini a Denominazione di Origine Controllata "Orvietano Rosso" o " Rosso Orvietano" devono essere ottenuti dai vitigni seguenti:
Vitigni principali: - Aleatico, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Canaiolo Rosso, Ciliegiolo, Merlot, Montepulciano, Pinot Nero, Sangiovese, da soli o congiuntamente per almeno il 70%.
Vitigni secondari: Aleatico, Barbera, Cesanese comune, Colorino, Dolcetto da soli o nella misura massima del 30%.
Da: I Nobili della Massetta
L'Orvieto è oggi uno dei vini bianchi italiani più conosciuti nel mondo.
La tradizione vinicola dell'Orvietano ha radici antiche. Già gli Etruschi avevano scavato cantine nel masso tufaceo, che caratterizza la città, e nel fresco di queste grotte la fermentazione si completava solo dopo parecchi mesi, lasciando al vino un residuo zuccherino che contribuì a decretarne il successo.
Nel medioevo e nel Rinascimento fu uno dei vini preferiti alla Corte pontificia (Paolo III Farnese ne era particolarmente "ghiotto"); fu lodato da poeti, artisti e uomini insigni, tra cui il Pinturicchio (il quale, quando dipinse in Orvieto, pretese per contratto che gli fornissero "tanto vino quanto fosse riuscito a berne"). Addirittura il vino ha avuto un ruolo significativo nella costruzione del Duomo di Orvieto: i Maestri che lavoravano nella cava di Monte Piso ad estrarre e sbozzare la pietra di travertino ne acquistavano periodicamente delle quantità negli anni tra il 1347 e 1349, insieme alle ciotole e panatelle per berlo; ma ricordi più clamorosi sono quelli dei "rumori" sollevati ad Orvieto come in altre città dalle maestranze per averne gratis delle quantità. Gli orari di lavoro infine prevedevano delle soste a metà mattina e a metà pomeriggio destinate alle bevute del "mistu" (forse acqua e vino).
La stessa Opera del Duomo lo elargiva nelle grandi occasioni come il compimento dei lavori importanti o su richiesta del capo maestro. Ma quello che più è interessante è trovarlo espressamente richiesto nei contratti di lavoro. È indicativo quello stipulato da Luca Signorelli nel 1500 per la realizzazione degli affreschi, dove è scritto che l'Opera avrebbe dovuto consegnargli ogni anno 12 some di vino (circa 1.000 litri).
Il cambio del Disciplinare di produzione è avvenuto nel 2010, modificando la base ampelografica, oltre ad inserire una nuova tipologia, Muffa Nobile. I vini a Denominazione di Origine Controllata "Orvieto" devono essere ottenuti dai seguenti vitigni:
Trebbiano o Procanico e Grechetto: minimo 60%.
Altri vitigni a bacca bianca, idonei alla coltivazione nella Regione Umbria e nella Provincia di Viterbo: massimo 40%.
Tipologie: secco, abboccato, amabile, dolce, superiore, vendemmia tardiva e Muffa Nobile.
I vini a Denominazione di Origine Controllata "Orvietano Rosso" o " Rosso Orvietano" devono essere ottenuti dai vitigni seguenti:
Vitigni principali: - Aleatico, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Canaiolo Rosso, Ciliegiolo, Merlot, Montepulciano, Pinot Nero, Sangiovese, da soli o congiuntamente per almeno il 70%.
Vitigni secondari: Aleatico, Barbera, Cesanese comune, Colorino, Dolcetto da soli o nella misura massima del 30%.
Da: I Nobili della Massetta