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mercoledì 3 aprile 2013

Rocchini al sedano


Ingredienti:
  • un paio di sedani
  • 2 uova intere
  • 2 spicchi d’aglio
  • un ciuffo di prezzemolo
  • farina q.b. 
  • g. 500 di pomodori pelati 
  • olio extravergine di oliva
  • sale e pepe nero
Preparazione:
Lavare, tagliare a tocchi e mettete a lessare, in acqua salata, un bel sedano usando anche con qualche foglia.
Una volta cotto scolare bene e sul tagliere, con la mezzaluna, tritare fino a ridurlo quasi in poltiglia. 

Strizzare quindi con le mani e mettere in una zuppiera insieme alle uova, il sale e pepe, l’aglio e il prezzemolo, mescolando tutto ben bene con un mestolo.
Fare le polpettine aiutandosi con un cucchiaio da minestra per prendere la stessa quantità di composto e farle possibilmente tutte uguali, lunghe e ovali. 

Infarinare e friggetele in abbondante olio bello caldo.
Nel frattempo, preparare un battuto di aglio e prezzemolo, fare un soffritto in una casseruola con l’olio extravergine e i pomodori, freschi o pelati.
Una volta fritte tutte le polpette e messe sulla carta assorbente a scolare l’olio in eccesso, 

ripassarle nel tegame, col sugo di pomodoro un po’ allungato con acqua calda.
Fate ritirare il sughetto girando le polpette un paio di volte e servire.

Da: La Prova del cuoco
chef Luisanna Messeri

giovedì 8 novembre 2012

Le ricette dell'Artusi (umidi dal n. 253 al n. 359)

Le ricette dell'Artusi
per l'etichetta ''umidi''
 sono numerate dalla n. 253 alla n. 359
digitate nel blog, nello spazio di ricerca '' n.  Artusi''

Gli umidi, generalmente, sono i piatti che più appetiscono; quindi è bene darsi per essi una cura speciale, onde riescano delicati, di buon gusto e di facile digestione. Sono in mala voce di esser nocivi alla salute; ma io non lo credo. Questa cattiva opinione deriva più che altro da non saperli ben fare; non si pensa, cioè, a digrassarli, si è troppo generosi cogli aromi e coi soffritti e, ciò che è il peggio, se ne abusa.
Nelle grandi cucine, ove il sugo di carne non manca mai, molti umidi si possono tirare con questo insieme col burro; e allora riescono semplici e leggieri; ma quando il sugo manca, ed è necessario ricorrere ai soffritti, bisogna usarli con parsimonia e farli con esattezza tanto nella quantità, che nel grado di cottura.



n.  253  Stracotto di vitella          
n.  254  Stracotto alla bizzarra   
n.  255  Fricandò                        
n.  256  Fricassea                      
n.  257  Cibreo                              
n.  258  Pollo disossato             
n.  259  Soufflet di pollo                   
n.  260  Pollastra in umido col contorno di riso        
n.  261  Braciuola di manzo ripiena in umido           
n.  262  Braciuola di manzo alla sauté                  
n.  263  Pollo alla contadina                            
n.  264  Pollo colla marsala            
n.  265  Pollo colle salsicce                   
n.  266  Pollo in salsa d'uovo              
n.  267  Pollo con la panna                
n.  268  Pollo alla marengo                    
n.  269  Petti di pollo alla sauté                  
n.  270  Germano ossia anitra selvatica I              
n.  271  Germano in umido II                 
n.  272  Anatra domestica                         
n.  273  Anatra domestica col contorno di riso            
n.  274  Fegato d'oca                            
n.  275  Folaghe in umido                       
n.  276  Piccioni in umido                         
n.  277   Piccione all'inglese o piccion paio              
n.  278  Manicaretto di piccioni                  
n.  279  Timballo di piccioni                       
n.  280  Tordi colle olive             
n.  281  Tordi finti               
n.  282  Storni in istufa                   
n.  283  Uccelli in salmì                         
n.  284   Stufato di lepre               
n.  285   Cignale dolce-forte               
n.  286  Cignale fra due fuochi                     
n.  287  Costolette di daino alla cacciatora              
n.  288  Coniglio in umido                      
n.  289  Lingua dolce-forte           
n.  290  Lingua di bue al sugo di carne              
n.  291  Arnioni saltati                     
n.  292  Arnioni per colazione              
n.  293  Arnioni alla fiorentina              
n.  294  Cosciotto o spalla di castrato in cazzaruola /  
n.  295  Cosciotto o spalla di castrato in cazzaruola II
n.  296  Lombata di castrato ripiena                  
n.  297  Bue alla moda             
n.  298  Bue alla brace                      
n.  299  Girello alla brace (garetto)               
n.  300  Bue alla california                    
n.  301  Scanello annegato       
n.  302  Scaloppine alla livornese                   
n.  303  Scaloppine di carne battuta                             
n.  304  Scaloppine alla genovese                         
n.  305  Scaloppine con la panna acida           
n.  306  Scaloppine di vitella di latte in tortino     
n.  307  Bracioline ripiene               
n.  308  Bracioline alla bartola                    
n.  309  Bracioline alla contadina                   
n.  310  Braciuole nella scamerita                  
n.  311  Cotolette di vitella di latte in salsa d'uovo
n.  312  Cotolette di vitella di latte coi tartufi alla bolognese
n.  313  Cotolette col prosciutto                                    
n.  314  Polpette                
n.  315  Polpettone                     
n.  316  Polpettone di carne cruda alla fiorentina      
n.  317  Quenelles                             
n.  318  Agnello trippato              
n.  319  Agnello coi piselli all'uso di romagna       
n.  320  Spalla d'agnello all'ungherese              
n.  321  Testicciuola d'agnello           
n.  322  Coteghino fasciato              
n.  323  Stufatino di muscolo              
n.  324  Stufatino di petto di vitella di latte coi finocchi   
n.  325  Vitella di latte in guazzetto                     
n.  326  Petto di vitella di latte ripiena                 
n.  327  Arrostini di vitella di latte alla salvia     
n.  328  Lombo di maiale ripieno                       
n.  329  Bue garofanato                      
n.  330  Animelle alla bottiglia              
n.  331  Trippa col sugo               
n.  332  Trippa legata colle uova              
n.  333  Trippa alla corsa'
n.  334  Polpette di trippa            
n.  335  Zampa burrata      
n.  336   Lingua in umido                    
n.  337  Fegato di vitella di latte alla militare
n.  338  Braciuole di castrato di vitella alla finanziera
n.  339  Bracioline ripiene con carciofi                      
n.  340  Filetto colla marsala                     
n.  341  Filetto alla parigina                                 
n.  342  Carne alla genovese              
n.  343  Sformato di semolino ripieno di carne              
n.  344  Sformato di pasta lievitata            
n.  345  Sformato di riso col sugo guarnito di rigaglie      
n.  346  Sformato della signora Adele            
n.  347  Budino alla genovese                          
n.  348  Budino di cervelli di maiale             
n.  349  Pasticcio di maccheroni                              
n.  350  Umido incassato                             
n.  351  Sformato di riso colle rigaglie                 
n.  352  Umido di rigaglie di pollo col sedano      
n.  353  SCcaloppine alla bolognese            
n.  354  Piccioni coi piselli            
n.  355  Lesso rifatto           
n.  356  Lesso rifatto all'inglese
n.  357  Lesso rifatto all'italiana            
n.  358  Osso buco                       
n.  359  Carne all'imperatrice              

sabato 21 gennaio 2012

Carne all'imperatrice (Artusi n. 359)

Vi è molta ampollosità nel titolo, ma come piatto famigliare da colazione può andare;
le dosi qui indicate bastano per cinque persone.

Carne magra di manzo nello scannello, grammi 500.
Prosciutto grasso e magro, grammi 50.
Parmigiano grattato, cucchiaiate colme n. 3.
Uova, n. 2.

Se non avete il tritacarne per ridurre in poltiglia tanto la carne

che il prosciutto, servitevi del coltello e del mortaio. 
Uniteci il parmigiano e le uova, condite il composto con sale e pepe, mescolatelo bene, e con le mani bagnate fatene una stiacciata
alta due dita.
Ponete al fuoco in una teglia o in un tegame 30 grammi di burro e

due cucchiaiate d'olio;
quando cominciano a bollire collocateci la detta stiacciata di carne e sulla medesima spargete uno spicchio d'aglio tagliato a
fettine e alcune foglie di ramerino. 
Fate bollire, e quando comincia a prosciugarsi bagnatela
con sugo di pomodoro o conserva sciolta nell'acqua. 
Mandatela in tavola contornata dalla sua salsa.


Ossobuco (Artusi n. 358)

Questo è un piatto che bisogna lasciarlo fare ai Milanesi, essendo una specialità della cucina lombarda. intendo quindi descriverlo senza pretensione alcuna, nel timore di essere canzonato.
È l'osso buco un pezzo d'osso muscoloso e bucato dell'estremità della coscia o della spalla della vitella di latte, il quale si cuoce in umido in modo che riesca delicato e gustoso. 

Mettetene al fuoco tanti pezzi quante sono le persone che dovranno mangiarlo, sopra a un battuto crudo e tritato di cipolla, sedano, carota e un pezzo di burro; conditelo con sale e pepe. 
Quando avrà preso sapore aggiungete un altro pezzetto di burro intriso nella farina per dargli colore e per legare il sugo e tiratelo a cottura con acqua e sugo di pomodoro o conserva. 
Il sugo passatelo, digrassatelo e rimesso al fuoco, dategli odore con buccia di limone tagliata a pezzettini, unendovi un pizzico di prezzemolo tritato prima di levarlo dal fuoco.

Lesso rifatto all'italiana (Artusi n. 357)

Se non vi dà noia la cipolla, questo riesce migliore del precedente. 
Per la stessa quantità di lesso trinciate gr. 150 di cipolline, mettetele in padella con grammi 50 di burro e allorché cominciano a rosolare buttateci il lesso tagliato a fette sottili, uno spicchio d'aglio intero, vestito e leggermente stiacciato, che poi leverete, e conditelo con sale e pepe. 
Via via che accenna a prosciugare bagnatelo col brodo e dopo sette od otto minuti uniteci un pizzico di prezzemolo tritato e il sugo di mezzo limone, e servitelo.

Lesso rifatto all'inglese (Artusi n. 356)

L'arte culinaria si potrebbe chiamare l'arte dei nomi capricciosi e strani. Toad ín the bole, rospo nella tana; così chiamasi questo lesso rifatto, il quale, come osserverete dalla ricetta, e come sentirete mangiandolo, se non è un piatto squisito sarebbe ingiuria dargli del rospo.
A Firenze mezzo chilogrammo di carne da lesso, che può bastare per tre persone, resta, netta dell'osso, gr. 350 circa e, prendendo questa quantità per base, frullate in un pentolo un uovo con grammi 20 di farina e due decilitri di latte. 

Tagliate il lesso in fette sottili e, preso un vassoio che regga al fuoco, scioglieteci dentro grammi 50 di burro e distendetelo sopra questo, poi conditelo con sale, pepe e spezie. 
Quando avrà soffritto da una parte e dall'altra spargetegli sopra una cucchiaiata colma di parmigiano e poi versate sul medesimo il contenuto del pentolo. 
Lasciate che il liquido assodi e mandatelo in tavola.

Lesso rifatto (Artusi n.355)

Talvolta per mangiare il lesso più volentieri, si usa rifarlo in umido;
ma allora aspettate di avere un tocco di carne corto e grosso,
del peso non minore di mezzo chilogrammo. 
Levatelo dal brodo avanti che sia cotto del tutto e mettetelo
in casseruola sopra un battuto di carnesecca, cipolla, sedano,
carota e un pezzetto di burro, condendolo con sale, pepe e spezie. 
Quando il battuto sarà strutto,
tirate la carne a cottura con sugo di pomodoro o
conserva sciolta nel brodo. 
Passate l'intinto, digrassatelo e rimettetelo al fuoco col pezzo della carne e con un pugnello di funghi secchi rammolliti. 

Piccioni coi piselli (Artusi n. 354)

Vogliono dire che la miglior morte dei piccioni sia in umido coi piselli. 
Fateli dunque in umido con un battutino di cipolla, prosciutto, olio e burro collocandovi i piccioni sopra, bagnandoli con acqua o brodo quando avranno preso colore da tutte le parti per finirli di cuocere. 
Passatene il sugo, digrassatelo e nel medesimo cuocete i piselli co' quali contornerete i piccioni nel mandarli in tavola.

Scaloppine alla Bolognese (Artusi n. 353)

Questo è un piatto semplice e sano che può servire da colazione o per tramesso in un pranzo famigliare.

Magro di vitella di latte senz'osso, grammi 300.
Patate, grammi 300.
Prosciutto grasso e magro tagliato fine, grammi 80.
Burro, grammi 70.
Parmigiano grattato, grammi 30.
Odore di noce moscata.

Lessate le patate non troppo cotte, o cuocetele a vapore, il che sarebbe meglio, e dopo tagliatele a fette sottili più che potete. 

Tagliate il prosciutto per traverso a striscioline larghe un dito scarso.
Tritate minutissima la carne con un coltello a colpo, e conditela con sale, pepe e un poco di noce moscata, perché questa e le droghe in genere, come già sapete, sono opportune nei cibi ventosi. 

Dividete questa carne in dodici parti per formarne altrettante scaloppine, schiacciandole con la lama del coltello, poi cuocetele in bianco, cioè senza rosolarle, con la metà del detto burro.
Prendete un piatto o un vassoio di metallo, versateci l'unto che può esser rimasto dalla cottura e quattro scaloppine, coprendole con la terza parte del prosciutto e sopra questo collocate la terza parte delle patate che condirete col parmigiano e con pezzetti del burro rimasto. 

Ripetete la stessa operazione per tre volte, e per ultimo ponete il piatto a crogiolar fra due fuochi e servitelo. 
È un quantitativo che può bastare per quattro o cinque persone.

Umido di rigaglie di pollo col sedano (Artusi n. 352)

Quando alle rigaglie di pollo si uniscono i colli, le teste e le zampe, diventa un piatto da famiglia che tutti conoscono; ma quando si tratta di farlo più gentile coi soli fegatini, creste, uova non nate, fagioli e anche ventrigli (purché questi li scottiate prima nel brodo e li nettiate dal tenerume), per renderlo di grato sapore e delicato, potete regolarvi nella seguente maniera:
Prima date un terzo di cottura nell'acqua salata al sedano tagliato lungo mezzo dito all'incirca.

Poi fate un battutino di prosciutto grasso e magro e poca cipolla, mettetelo al fuoco con burro e quando sarà ben rosolato, versate prima i ventrigli, tagliati in tre pezzi, poi un pizzico di farina di patate, indi i fegatini in due pezzi e tutto il resto. 
Conditelo con sale, pepe e odore di spezie e quando avrà tirato il sapore annaffiatelo con brodo e poco sugo di pomodoro o conserva. 
Mettete a soffriggere a parte il sedano nel burro e quando sarà cotto versateci dentro le rigaglie, fatelo bollire ancora alquanto, se occorre brodo versatecene e servitele.

Sformato di riso colle rigaglie (Artusi n. 351)

Riso, grammi 150.
Parmigiano, grammi 30.
Burro, grammi 20.
Latte, circa decilitri 7.
Uova, n. 3.
Sale, quanto basta.

Cuocete il riso nel latte unendovi il burro, salatelo e in ultimo, quando è diaccio, aggiungete il resto. 

Versatelo in uno stampo liscio col buco in mezzo e la carta imburrata sotto, mettetelo per poco tempo, onde non indurisca, a bagno-maria, sformatelo caldo e guarnitelo colle rigaglie in mezzo. 
Questa dose potrà bastare per cinque persone.

Umido incassato (Artusi n. 350)

Fate una besciamella con:

Farina, grammi 150.
Burro, grammi 70.
Parmigiano, grammi 30,
Latte, decilitri 6.

Prendete poi:

Uova, n. 3.
Sale, quanto basta.
Spinaci, un mazzetto.

Gli spinaci lessateli, spremeteli e passateli dal setaccio. 

Le uova scocciatele quando ritirate la besciamella dal fuoco, e alla metà della medesima date il color verde coi detti spinaci.
Prendete uno stampo di rame fatto a ciambella, col buco in mezzo e scannellato all'ingiro, ungetelo bene con burro diaccio e riempitelo prima colla besciamella verde, poi colla gialla e fatela ristringere a bagno-maria. Sformatela calda e riempitela nel mezzo con un intingolo ben fatto di rigaglie di pollo e di animelle, oppure di bracioline di vitella di latte con odore di funghi o tartufi. 

Il manicaretto tiratelo a cottura col burro e col sugo di carne oppure in altra maniera, facendo in modo che riesca delicato, e vedrete che questo piatto farà bellissima figura e sarà lodato.

Pasticcio di maccheroni (Artusi n. 349)

I cuochi di Romagna sono generalmente molto abili per questo piatto complicatissimo e costoso, ma eccellente se viene fatto a dovere, il che non è tanto facile. 
In quei paesi questo è il piatto che s'imbandisce nel carnevale, durante il quale si può dire non siavi pranzo o cena che non cominci con esso, facendolo servire, il più delle volte, per minestra.
Ho conosciuto un famoso mangiatore romagnolo che, giunto una sera non aspettato fra una brigata di amici, mentre essa stava con bramosia per dar sotto a un pasticcio per dodici persone che faceva bella mostra di sé sulla tavola, esclamò: - Come! per tante persone un pasticcio che appena basterebbe per me? - Ebbene, gli fu risposto, se voi ve lo mangiate tutto, noi ve lo pagheremo. - Il brav'uomo non intese a sordo e messosi subito all'opra lo finì per intero. 

Allora tutti quelli della brigata a tale spettacolo strabiliando, dissero: - Costui per certo stanotte schianta! - Fortunatamente non fu nulla di serio; però il corpo gli si era gonfiato in modo che la pelle tirava come quella di un tamburo, smaniava, si contorceva, nicchiava, nicchiava forte come se avesse da partorire; ma accorse un uomo armato di un matterello, e manovrandolo sul paziente a guisa di chi lavora la cioccolata, gli sgonfiò il ventre, nel quale chi sa poi quanti altri pasticci saranno entrati.
Questi grandi mangiatori e i parassiti non sono a' tempi nostri così comuni come nell'antichità, a mio credere, per due ragioni: l'una, che la costituzione dei corpi umani si è affievolita; l'altra, che certi piaceri morali, i quali sono un portato della civiltà, subentrarono ai piaceri dei sensi.
A mio giudizio, i maccheroni che meglio si prestano per questa pietanza sono quelli lunghi all'uso napoletano, di pasta sopraffine e a pareti grosse e foro stretto perché reggono molto alla cottura e succhiano più condimento.
Eccovi le dosi di un pasticcio all'uso di Romagna, per dodici persone, che voi potrete modificare a piacere, poiché, in tutti i modi, un pasticcio vi riuscirà sempre:

Maccheroni, grammi 350.
Parmigiano, grammi 170.
Animelle, grammi 150.
Burro, grammi 60.
Tartufi, grammi 70.
Prosciutto grasso e magro, grammi 30.
Un pugnello di funghi secchi.
Le rigaglie di 3 o 4 polli, e i loro ventrigli, i quali possono pur anche servire, se li scattivate dai tenerumi.
Se avete oltre a ciò creste, fagioli e uova non nate, meglio che mai.
Odore di noce moscata.

Tutto questo gran condimento non vi spaventi, poiché esso sparirà sotto alla pasta frolla.
Imbiancate i maccheroni, ossia date loro mezza cottura nell'acqua salata, levateli asciutti e passateli nel sugo n. 4, e lì, a leggerissimo calore, lasciateli ritirare il sugo stesso, finché siano cotti.
Frattanto avrete fatta una besciamella metà dose del n. 137 e tirate a cottura le rigaglie col burro, sale e una presina di pepe, annaffiandole col sugo. 

Tagliate le medesime e le animelle a pezzetti grossi quanto una piccola noce e dopo cotte, aggiungete il prosciutto a piccole strisce, i tartufi a fettine sottili, i funghi fatti prima rinvenire nell'acqua calda e qualche presa di noce moscata, mescolando ogni cosa insieme.
La pasta frolla suppongo l'abbiate già pronta, avendo essa bisogno di qualche ora di riposo. 

Per questa servitevi della intera dose del n. 589, ricetta A, dandole odore colla scorza di limone; ed ora che avete preparato ogni cosa, cominciate ad incassare il vostro pasticcio, il che si può fare in più modi; io, però, mi attengo a quello praticato in Romagna ove si usano piatti di rame fatti appositamente e bene stagnati. 
Prendetene dunque uno di grandezza proporzionata ed ungetelo tutto col burro; sgrondate i maccheroni dal sugo superfluo e distendetene un primo suolo che condirete con parmigiano grattato, con pezzetti di burro sparsi qua e là e con qualche cucchiaiata di besciamella e rigaglie; ripetete la stessa operazione finché avrete roba, colmandone il piatto.
Tirate ora, prima col matterello liscio, poi con quello rigato, una sfoglia di pasta frolla grossa uno scudo e coprite con essa i maccheroni fino alla base, poi tiratene due strisce larghe due dita e colle medesime formanti una croce a traverso, rinforzate la copritura; cingetelo all'intorno con una fasciatura larga quanto gli orli del piatto e se avete gusto per gli ornamenti, fatene tanti quanti n'entrano colla pasta che vi rimane, non dimenticando di guarnire la cima con un bel fiocco. 

Dorate l'intera superficie con rosso d'uovo, mandate il pasticcio in forno, e in mancanza di questo cuocetelo in casa nel forno da campagna; infine imbanditelo caldo a chi sta col desiderio di farne una buona satolla. 

Budino di cervelli di maiale (Artusi n. 348)

Per le sostanze che lo compongono è un budino nutriente ed atto ad appagare, io credo, il gusto delicato delle signore.

Cervelli di maiale, n. 3.
Questi, che possono arrivare al peso di grammi 400 circa, richiedono:

Uova, n. 2 e un rosso.
Panna, grammi 240.
Parmigiano grattato, grammi 50.
Burro, grammi 30.
Odore di noce moscata.
Sale, quanto basta.
Per panna intendo quella densa che i lattai preparano per montare.

Mettete al fuoco i cervelli col suddetto burro, salateli e, rimovendoli spesso perché s'attaccano, cuoceteli; ma avvertite di non rosolarli, indi passateli dallo staccio. 

Aggiungete dopo il parmigiano, la noce moscata, le uova frullate, la panna e, mescolato bene ogni cosa, versate il composto in uno stampo liscio, che avrete unto con burro diaccio e mettetelo al fuoco per restringerlo a bagno-maria.
È quasi migliore freddo che caldo e questa dose potrà bastare a sei persone.

Budino alla Genovese (Artusi n. 347)

Vitella di latte, grammi 150.
Un petto di pollo di circa grammi 130.
Prosciutto grasso e magro, grammi 50.
Burro, grammi 30.
Parmigiano grattato, grammi 20.
Uova, n. 3.
Odore di noce moscata.
Un pizzico di sale.

Tritate colla lunetta la vitella, il petto e il prosciutto e poi metteteli in un mortaio insieme col burro, col parmigiano, con un pezzetto di midolla di pane inzuppata nel latte e pestate moltissimo il tutto per poterlo passare dallo staccio. 

Ponete il passato in una catinella ed aggiungete tre cucchiaiate di besciamella n. 137, che, per questo piatto, farete della consistenza di una pappa; unite al medesimo le uova e l'odore e mescolate bene.
Prendete uno stampo liscio di latta, ungetelo tutto con burro e ponete in fondo al medesimo, tagliato a misura, un foglio di carta ugualmente unto col burro; versateci il composto e cuocetelo a bagno-maria.
Dopo sformato, levate il foglio e sul posto di quello spargete un intingolo composto di un fegatino di pollo tritato e cotto nel sugo. 

Servitelo caldo e se vi verrà ben fatto, lo sentirete da tutti lodare per la sua delicatezza.
Però qui viene opportuno il dire che tutti i ripieni di carni pestate riescono più pesanti allo stomaco di quelle vivande che hanno bisogno di essere masticate perché, come dissi in altro luogo, la saliva è uno degli elementi che contribuiscono alla digestione.

Sformato della signora Adele (Artusi n.346)

La bella e gentilissima signora Adele desidera vi faccia conoscere questo suo sformato di gusto assai delicato.

Burro, grammi 100.
Farina, grammi 80.
Gruviera, grammi 70.
Latte, mezzo litro.
Uova, n. 4.

Fate una besciamella con la farina, il latte e il burro, e prima di levarla dal fuoco aggiungete il gruviera grattato o a pezzettini e salatela. 

Non più a bollore gettateci le uova, prima i rossi, uno alla volta, poi le chiare montate. 
Versatelo in uno stampo liscio col buco in mezzo dopo averlo unto col burro e spolverizzato di pangrattato, e cuocetelo al forno da campagna per mandarlo in tavola ripieno di un umido di rigaglie di pollo e di animelle. Potrà bastare per sei persone.

Sformato di riso col sugo guarnito di rigaglie (Artusi n. 345)

Tirate un buon sugo di carne e servitevi del medesimo tanto
pel riso che per le rigaglie. 
Queste, a cui potete aggiungere qualche fettina di prosciutto,
fatele dapprima soffriggere nel burro, conditele con sale e pepe e tiratele a cottura col detto sugo. 
L'odore dei funghi o dei tartufi non fa che bene.
Il riso fatelo soffriggere ugualmente nel burro così all'asciutto,

poi tiratelo a cottura coll'acqua bollente e dategli grazia e sapore
col detto sugo, e per ultimo col parmigiano. 
Ammesso che il riso sia grammi 300, uniteci due uova frullate
quando avrà perduto il forte calore.
Prendete una forma liscia, tonda od ovale, ungetela col burro,

copritene il fondo con una carta imburrata e versateci il riso per assodarlo al forno da campagna. 
Quando lo avrete sformato versateci sopra il sugo delle rigaglie,
che avrete prima condensato alquanto con un pizzico di farina,
e servitelo colle sue rigaglie in giro,
avvertendovi che queste devono diguazzare nel sugo.

Sformato di pasta lievitata (Artusi n. 344)

Questo sformato di pasta lievita serve come di pane per mangiare con esso il suo contenuto, che può essere un umido qualunque di carne o di funghi.

Farina d'Ungheria, grammi 300.
Burro, grammi 70.
Altro burro, grammi 30.
Lievito di birra, grammi 30.
Rossi d'uovo, n. 3.
Panna, o latte buonissimo, decilitri 2.
Sale, quanto basta.

Vi avverto che la panna sarà troppa al bisogno.
Con un quarto della detta farina, il lievito di birra e

un poco della detta panna tiepida formate un panino
come quello dei Krapfen e mettetelo a lievitare.
Intridete il resto della farina, coi grammi 70 di burro,
sciolto d'inverno, i rossi d'uovo, il sale,
il panino quando sarà cresciuto del doppio e tanta panna tiepida da ottenerne una pasta di giusta consistenza da potersi lavorare col mestolo entro a una catinella.
Quando con la lavorazione darà cenno di distaccarsi dalle pareti del vaso, mettetela a lievitare in luogo tiepido e, ciò ottenuto,
versatela sulla spianatoia sopra a un velo di farina e con le mani infarinate spianatela alla grossezza di mezzo centimetro.
Prendete uno stampo liscio col buco in mezzo della capacità

di circa un litro e mezzo di acqua,
perché con la pasta deve riempirsi solo per metà, ungetelo e infarinatelo e, tagliata la pasta a strisce,
disponetele in questa maniera. 
Ad ogni suolo di strisce, finché ne avrete,
ungetele coi grammi 30 di burro soprindicato servendovi di un pennello. 
Coprite lo stampo e messo nuovamente a lievitare il composto,
quando sarà arrivato alla bocca, cuocetelo al forno o al forno da campagna.
Riempitelo dopo averlo sformato e mandatelo in tavola per servire cinque o sei persone.

venerdì 20 gennaio 2012

Sformato di semolino ripieno di carne (Artusi n. 343)

Gli sformati ripieni di bracioline o di rigaglie si fanno ordinariamente di erbaggi, di riso o di semolino; se di quest'ultimo, servitevi della ricetta n. 230, mescolate tutto il burro e il parmigiano entro al composto, versatelo in una forma liscia, oppure col buco in mezzo che avrete prima imburrata, coprendone il fondo con carta unta egualmente col burro. 
Il ripieno di carne, che porrete in mezzo al semolino o nel buco dello stampo, tiratelo a sapor delicato con odore di tartufi o di funghi secchi. 
Cuocetelo a bagno-maria e servitelo caldo con alquanto sugo sopra, per dargli migliore apparenza.

Carne alla genovese (Artusi n. 342)

Prendete una braciola magra di vitella del peso di grammi 300 a 400, battetela e spianatela bene. 
Frullate tre o quattro uova, conditele con sale e pepe, un pizzico di parmigiano, alquanto prezzemolo tritato e friggetele nel burro in forma di frittata, della larghezza approssimativa della braciola su cui la distenderete ritagliandola dove sopravanza e collocando i ritagli dove essa è mancante. 
Fatto questo, arrocchiate la braciola insieme colla frittata ben stretta e legatela; indi infarinatela e mettetela in una casseruola con burro, condendola con sale e pepe.
Quando sarà ben rosolata da tutte le parti, bagnatela con brodo per finire di cuocerla e servitela col suo sugo, che a motivo della farina riuscirà alquanto denso.