per la pastella:
- 2 cucchiai di farina
- 1 uovo
- poca acqua
- sale
- pepe
- olio extravergine d'oliva
Preparazione:
Pulite i lampasciòni eliminando con un coltellino le prime due o
tre pellicine esterne secche e terrose e l’eventuale gemma.
Lavate accuratamente sotto acqua corrente e lasciate in ammollo in acqua fredda almeno per un paio d’ore per attenuare l’amarognolo caratteristico e
cambiando l’acqua 2/3 volte.
Portate a bollore dell’acqua salata e lessate le cipollette al dente.
Controllate la cottura con uno stecchino di legno,
che dovrà penetrare con una certa resistenza.
Scolate, lasciate freddare e volendo schiacciatele leggermente con una forchetta.
Preparate la pastella sbattendo l’uovo con sale, pepe, la farina e poca acqua.
Passate le cipollette nella pastella e friggete in olio bollente, rigirandole una volta.
Asciugate su carta assorbente.
Servite subito.
Tempo di preparazione: 30’
ammollo: 2h min.
cottura: 20’
difficoltà: bassa
stagione consigliata: primavera
Birra consigliata: birra artigianale pugliese stile Blanche
Variante: la pastella può essere preparata con la birra, la stessa consigliata,
le cipollette si gonfieranno leggermente durante la frittura.
Curiosità: in uso da tempi molto lontani sono menzionati in alcuni antichi testi anche per le loro presunte proprietà afrodisiache.
Questi bulbi crescono interrati ad una certa profondità circa 20 cm, prediligendo terreni coltivati, si presentano ai nostri occhi come delle piccole cipollette tonde, ricoperte da vari strati di pellicine, con sfumature dal viola al rosa, le foglie fuoriescono dal terreno a ciuffi strette e lunghe ricadenti verso il basso, il loro sapore caratteristico è decisamente amarognolo ed è consigliabile prelevarli prima della fioritura.
Maggiormente diffusi nel sud Italia in particolare in Puglia e in Calabria si è avviata anche la coltivazione.
Il costo elevato è giustificato dalla difficoltà nell’estrazione che avviene manualmente con il supporto di un’apposita zappetta.
In commercio si trovano anche quelli coltivati provenienti dall’Africa ad un prezzo più basso ma differenti nel sapore da quelli selvatici.
Si possono preparare ad insalata, fritti con o senza pastella, alla genovese, alla brace, sotto la cenere, alla purgatorio e in conserva in olio o aceto.
Si mantengono integri senza pulirli per diversi mesi.
Ad Acaya, una frazione in provincia di Lecce, il primo venerdì di marzo ci sono i festeggiamenti in onore della Madonna Addolorata o “Madonna te li pampasciuni”
(come vengono chiamati i lampasciòni nella zona).
Gli abitanti di questa piccola città fortificata riservano un autentico culto per questi bulbi, da alcuni anni, infatti, si svolge una vera e propria gara gastronomica a suon di Lampasciòni.
(Puglia/Basilicata)