“Il vino di rose farai così.
Prendi foglie di rose, a cui taglia l’unghia bianca dei petali,
e cucile in telo di lino, ed infondine assai nel vino, tenendovele per sette dì.
Trascorsi che sieno, toglile e sostituiscine altre fresche, ugualmente cucite, e vi rimangano altrettanto tempo quanto le prime.
Così fa per la terza volta, quindi cola il vino.
Allorchè vorrai usarne per bere, aggiungedo mele comporrai il vino rosato.
Bada di valerti di rose bene asciutte dalla rugiada.
Come il precedente, con le viole farai il vino violato, che nello stesso modo tempererai con mele.
Il vino rosato senza rose farai come segue.
Metti foglie verdi di limoni (2) in una sporticella di foglie di palma (3), ed immergile in un barile di mosto anzi che fermenti, e cavale dopo quaranta dì.
Allorchè bisogni, aggiungi mele, ed usane in iscambio del rosato (4).”
Apicio Celio De Obsoniis et Condimentis, sive Arte Coquinaria, Libri Decem - volgarizzamento di Giambatista Baseggio (1852)
Nb. Questo libro risale al 230 d.C. , anno in cui un cuoco di nome Celio scrisse questa raccolta di ricette in dieci libri attribuendola ad Apicio, di cui, purtroppo, non ci è rimasto nulla.