"Vino da meditazione" è un'espressione moderna,
affermatasi in Italia a partire dagli anno '70.
Fino a quel periodo, la cultura enologica esprimeva vini concepiti
per essere bevuti
esclusivamente ai pasti; insomma, il vino andava bevuto a tavola,
indissolubilmente dal consumo di cibo.
Questo anche perché la struttura dei vini dell'epoca - anche per le
tecniche produttive - era tale da non consentire il consumo del
vino "da solo":
infatti i vini avevano spesso eccessi o carenze
(ad esempio, squilibri in termini di acidità, tannini,
zuccheri residui)
che li rendevano facilmente fruibili solo se accompagnati
ad una pietanza
(ad esempio, un vino eccessivamente acido veniva mascherato
abbinato ad un piatto
molto grasso, affinché grassezza e acidità si annullassero a vicenda).
Con l'avvento di produzioni tecnicamente più moderne, sono apparsi i vini "da
meditazione", quelli cioè che potevano essere bevuti anche da soli, senza aver
necessariamente bisogno di essere accompagnati da cibo in quanto equilibrati e
gradevoli in se per se.
La mente, pertanto, non assorbita dall'atto alimentare, poteva pensare ad
altro e magari lasciarsi cullare dall'effetto "letterario" dell'alcol.
Il fenomeno dei vini da meditazione ha investito in primis i vini dolci,
in passato solo zuccherosi ed ossidati
(e pertanto bisognosi di un pò di pasticceria per scendere in gola); i
nuovi vini dolci erano e sono bevibili da soli: non più ossidati, profumi più freschi e
fragranti, più acidità, zuccheri residui più bilanciati.
Insomma, la chiave di lettura del vino da meditazione è l'equilibrio.
Ecco perché, oggi, si può parlare di vino da meditazione anche per un vino non
necessariamente dolce, ma comunque estremamente morbido quale, ad esempio, un
Amarone della Valpolicella, Uno Sfursat della Valtellina, alcuni super tuscan
particolarmente morbidi.
I Nobili della Massetta, hanno nella loro gamma uno straordinario
vino da meditazione;
La Cuvée "il Baldone" vinificato con una parte delle uve passita nella pianta.
Cin Cin!
Da: I Nobili della Massetta
affermatasi in Italia a partire dagli anno '70.
Fino a quel periodo, la cultura enologica esprimeva vini concepiti
per essere bevuti
esclusivamente ai pasti; insomma, il vino andava bevuto a tavola,
indissolubilmente dal consumo di cibo.
Questo anche perché la struttura dei vini dell'epoca - anche per le
tecniche produttive - era tale da non consentire il consumo del
vino "da solo":
infatti i vini avevano spesso eccessi o carenze
(ad esempio, squilibri in termini di acidità, tannini,
zuccheri residui)
che li rendevano facilmente fruibili solo se accompagnati
ad una pietanza
(ad esempio, un vino eccessivamente acido veniva mascherato
abbinato ad un piatto
molto grasso, affinché grassezza e acidità si annullassero a vicenda).
Con l'avvento di produzioni tecnicamente più moderne, sono apparsi i vini "da
meditazione", quelli cioè che potevano essere bevuti anche da soli, senza aver
necessariamente bisogno di essere accompagnati da cibo in quanto equilibrati e
gradevoli in se per se.
La mente, pertanto, non assorbita dall'atto alimentare, poteva pensare ad
altro e magari lasciarsi cullare dall'effetto "letterario" dell'alcol.
Il fenomeno dei vini da meditazione ha investito in primis i vini dolci,
in passato solo zuccherosi ed ossidati
(e pertanto bisognosi di un pò di pasticceria per scendere in gola); i
nuovi vini dolci erano e sono bevibili da soli: non più ossidati, profumi più freschi e
fragranti, più acidità, zuccheri residui più bilanciati.
Insomma, la chiave di lettura del vino da meditazione è l'equilibrio.
Ecco perché, oggi, si può parlare di vino da meditazione anche per un vino non
necessariamente dolce, ma comunque estremamente morbido quale, ad esempio, un
Amarone della Valpolicella, Uno Sfursat della Valtellina, alcuni super tuscan
particolarmente morbidi.
I Nobili della Massetta, hanno nella loro gamma uno straordinario
vino da meditazione;
La Cuvée "il Baldone" vinificato con una parte delle uve passita nella pianta.
Cin Cin!
Da: I Nobili della Massetta