Per crescere e svilupparsi alcune piante dell’orto necessitano di essere legate a dei sostegni.
Sul mercato sono disponibili fascette o legacci di materiali appositamente studiati per essere resistenti e al contempo tanto flessibili da non danneggiare la pianta.
In passato era la natura la principale fonte di approvigionamento di materia prima.
I legacci in fibra naturale sono completamente biocompostabili, una volta terminata la loro funzione possono essere lasciati sul terreno dove si degradano velocemente.
Compiono la stessa funzione ma non sono altrettanto ecologici i legacci ottenuti dal riclico di oggetti d’uso comune di produzione industriale.
Ecco alcuni esempi di legacci utilizzati in passato e altri decisamente più contemporanei:
1 – foglie delle canne
Si raccolgono le foglie delle canne in autunno, si legano a mazzi e si fanno seccare e al momento dell’uso si reidratano lasciandole a bagno nell’acqua una mezz’ora.
2 – rami di salice
Stesso procedimento delle foglie di canna, si utilizzano i rami giovani di salice ma si devono lasciare a mollo nell’acqua per un giorno prima che si possano ammorbidire per bene le fibre.
3 – rami di ginestra
Come per i precedenti esempi, si raccolgono le ramaglie di ginestra e si formano fascine che si fanno essicare. Al momento del bisogno si reidratano un giorno intero prima del loro utilizzo.
4 – guanti da cucina
Per questi legacci si riciclano i guanti bucati. Si tagliano a strisce come vi abbiamo mostrato in quest’articolo (http://www.premiaty.it/green/riuso-legacci-per-lorto/) e finita la loro funzione si raccolgono per un nuovo uso fino a quando si romperanno, solo allora potranno finire nel cassonetto.
5 – collant di nylon
Nuova vita anche per i collant bucati! Ritagliare delle strisce sottili dai collant, resistenti e molto elastici sorreggeranno con delicatezza le vostre piante.
Testi e foto di Simonetta Chiarugi – www.aboutgarden.it
Da:Premiaty.it