È un’esperienza comune a molti quella di ricevere beneficio dallo stare all’aria aperta: con l’arrivo della bella stagione le occasioni per trascorrere del tempo in campagna o nei parchi pubblici della propria città tendono ad aumentare insieme al senso di armonia con la natura e al relax che il verde è in grado di regalarci.
Anche il contatto diretto con gli alberi può essere un’occasione per sperimentare il benessere che se ne può ricavare; c’è una vera e propria terapia che si basa su questo presupposto e affonda, è il caso di dirlo, le sue radici nelle pratiche condotte dai sacerdoti celti che entravano in ‘empatia’ con gli alberi per mezzo del contatto fisico.
La silvoterapia (dal latino silva che significa bosco, selva), anche nota nel mondo anglosassone come ‘tree hugging‘(letteralmente ‘ abbracciare gli alberi‘), si basa sull’idea, sostenuta anche da evidenze scientifiche, per cui la prossimità fisica, o meglio ancora il contatto con gli alberi possa garantire una maggiore condizione di benessere psico-fisico grazie all’energia trasmessa da queste grandi piante al nostro organismo.
Secondo alcuni basterà addossarsi al tronco, tenenendo premuta la mano destra sullo stomaco e la sinistra sulla schiena per almeno 20 minuti per ‘catturare’ le virtù benefiche dell’albero che si è prescelto.
E sarebbero soprattutto i bambini a beneficiare della vicinanza agli alberi e del ritrovarsi in spazi naturali con ripercussioni positive sul loro funzionamento cognitivo e sulla capacità di giocare creativamente. Infatti sembra provato che i piccoli che soffrono di deficit d’attenzione, si calmino e aumentino la loro soglia di concentrazione.
I Celti attribuivano ai vari alberi una particolare virtù, per cui la betulla, ad esempio, simboleggiava la rinascita e la purezza. Il frassino era considerato l’albero della vita e dell’iniziazione mentre il biancospino permetteva di fare un viaggio dentro di sé e avere l’intuizione.
L‘ontano invece dava il potere della conoscenza del futuro e il sorbo selvatico la magia e veniva considerato protettivo verso gli influssi negativi; il salice simboleggiava la luna e quindi anche la donna e il nocciolopermetteva di conoscere il futuro e donava saggezza, così come la vite.
L’agrifoglio poi proteggeva dai nemici ed era beneaugurante (e da qui il simbolo natalizio del bacio che porta fortuna per l’anno nuovo) mentre l’edera indicava le risorse interiori e la ricerca interiore.
Infine la quercia era l’immagine della forza e della capacità di vincere e il giunco le forze esterne a cui si deve soggiacere.
Provare non costa nulla, tutt’al più godremo del contatto con la Natura, che è sempre un toccasana!
Di: Elle
Da: GreenMe.it