martedì 21 agosto 2018

Salsa al tonno fresco

Grazie a Giovanna Malvicino

Ingredienti per quattro persone: 
  • un trancio di tonno fresco di circa 300 grammi 
  • il succo di almeno due arance estive siciliane 
  • un cucchiaino di bottarga di tonno, 
  • un bicchiere piccolo di vino bianco di buon corpo 
  • mezzo bicchiere di olio evo
  • a piacere: pistacchi e prezzemolo



preparazione: 
Pulire il trancio di tonno, farlo marinare per un paio d'ore coprendolo di succo di arancia e vino. 
Preparare un tegame possibilmente di coccio e far sobbollire il liquido della marinata per farlo leggermente addensare, aggiungere il tonno tagliato a cubetti. 
Quando il tonno è cotto, mettere nel mixer insieme all'olio e alla bottarga, 
frullare per ottenere una crema omogenea e un po' densa. 
Usarla per condire pasta fresca di grano duro: orecchiette, cavatelli, troccoli, pici ecc. aggiungendo uno o due cucchiai di acqua di cottura, e se vi piace, un trito di pistacchi non salati.. decorare il piatto con un rametto di prezzemolo.. 
E' anche ottimo su bruschettine da servire con aperitivo di vino bianco fermo, decorate con striscioline di buccia di arancia. 
Io propongo come abbinamento un greco di tufo ben fresco. le cose buone si condividono .. ciao

martedì 14 agosto 2018

Obazda


Da: Baviera all'italiana


L’Obazda è un piatto ottimo da gustare freddo, in ogni giardino della birra bavarese, spalmato su una fetta di pane o una ciambella salata croccante. 
Volete sapere come si prepara? 
La ricetta è semplice, ecco gli ingredienti per otto/ dieci persone:
  • 500 gr. di Camembert
  • 200 gr. di formaggio cremoso fresco a base di panna
  • 40 gr. di burro
  • sale
  • pepe
  • cumino
  • paprica
  • 80 gr. di cipolle tritate fini
  • da 6 a 8 cucchiai di birra
Schiacciate il Camembert e il formaggio fresco con la forchetta e mescolate, aggiungete il burro e gli altri ingredienti. 
Poi versate la birra e mescolate l'impasto ancora una volta. 
Sentirete che bontà!

martedì 7 agosto 2018

Mirtilli e gelato

Ingredienti:
  • mirtilli freschi (1 confezione x 2 persone)
  • gelato ai mitilli, o a piacere
  • 2 cucchiaini di zucchero
  • acqua q.b.

Preparazione:
Lavate i mitilli, metteteli in un contenitore,
aggiungete  lo zucchero e acqua, quel tanto che basta a ricoprire la metà dei mirtilli.
L'acqua serve ad eliminarne la disidratazione.
Al momento di servirli aggiungete le palline del gelato sopra.
A vostro gradimento eliminate il liquido.

martedì 24 luglio 2018

Ramo di Abete bianco o di Lavedin ( Stazione meteo - segnatempo)

Se non si ha la possibilità di comprarsi un segnatempo, ognuno può farselo con un ramo di abete bianco o di "lavedin" che
probabilmente è la stessa cosa, si fa questo marchingegno con un pezzo di tronco con attaccato un rametto scortecciato, messo a seccare e poi inchiodato su una tavola, il ramo verso l'alto segna il buon tempo, il ramo abbassato indica che il tempo sarebbe cambiato in peggio, le previsioni si fanno così ed ogni casa all'esterno della porta d'ingresso ha la sua stazione meteo personalizzata.

lunedì 16 luglio 2018

Uovo alla Coque con guscio, ripieno al tartufo

Di:Giovanna Malvicino (Grazie)
Eccovi il mio uovo sorpresa. 

Armatevi soprattutto di santa pazienza e mano ferma e farete bella figura. 


Occorrente:
uova freschissime a temperatura ambiente, un tartufo bianco o nero secondo stagione e possibilità, una grattugia finissima, colla alimentare oppure un impasto sodo di acqua e farina, una siringa da iniezioni con ago non troppo sottile. 


Procedimento: si lavorano le uova una alla volta. 
Con l'ago della siringa praticate due forellini alle due estremità dell'uovo. 
Soffiate in uno dei forellini, il contenuto dell'uovo uscirà dall'altro foro, mettetelo in una ciotola. 
Con la grattugia riducete il tartufo in modo finissimo, mescolate il grattato all'uovo e mescolate bene, deve essere il più possibile omogeneo. 
Ora togliete l'ago alla siringa, assorbite con lo stantuffo il contenuto della ciotola, ora la parte difficile.
Spingendo delicatissimamente lo stantuffo, ricacciate dentro il guscio che avete vuotato il contenuto della siringa. 
Potete allargare di pochissimo il forellino a cui appoggiate la siringa. 
Ora chiudete i forellini con colla alimentare o con l'impasto di farina e acqua. 
Attendete qualche minuto che asciughi e cuocete l'uovo alla coque normalmente. 
Non preoccupatevi se esce un po' di albume, però tenete la fiamma al minimo.
Servite l'uovo nel portauovo accompagnato da fettine di pane tagliate a striscioline oppure con grissini. Ecco fatto . gli ospiti stupiranno. 

Ammè Cracco mi fa un baffo!

mercoledì 11 luglio 2018

Inno alla vita (Rudolf Nureyev)

La straziante Lettera alla danza che Nureyev scrisse mentre moriva di AIDS
Era l’odore della mia pelle che cambiava, era prepararsi prima della lezione, era fuggire da scuola e dopo aver lavorato nei campi con mio padre perché eravamo dieci fratelli, fare quei due chilometri a piedi per raggiungere la scuola di danza.
Non avrei mai fatto il ballerino, non potevo permettermi questo sogno, ma ero lì, con le mie scarpe consunte ai piedi, con il mio corpo che si apriva alla musica, con il respiro che mi rendeva sopra le nuvole. Era il senso che davo al mio essere, era stare lì e rendere i miei muscoli parole e poesia, era il vento tra le mie braccia, erano gli altri ragazzi come me che erano lì e forse non avrebbero fatto i ballerini, ma ci scambiavamo il sudore, i silenzi, a fatica. Per tredici anni ho studiato e lavorato, niente audizioni, niente, perché servivano le mie braccia per lavorare nei campi. Ma a me non interessava: io imparavo a danzare e danzavo perché mi era impossibile non farlo, mi era impossibile pensare di essere altrove, di non sentire la terra che si trasformava sotto le mie piante dei piedi, impossibile non perdermi nella musica, impossibile non usare i miei occhi per guardare allo specchio, per provare passi nuovi. Ogni giorno mi alzavo con il pensiero del momento in cui avrei messo i piedi dentro le scarpette e facevo tutto pregustando quel momento. E quando ero lì, con l’odore di canfora, legno, calzamaglie, ero un’aquila sul tetto del mondo, ero il poeta tra i poeti, ero ovunque ed ero ogni cosa.
Ricordo una ballerina Elèna Vadislowa, famiglia ricca, ben curata, bellissima. Desiderava ballare quanto me, ma più tardi capii che non era così. Lei ballava per tutte le audizioni, per lo spettacolo di fine corso, per gli insegnanti che la guardavano, per rendere omaggio alla sua bellezza. Si preparò due anni per il concorso Djenko. Le aspettative erano tutte su di lei. Due anni in cui sacrificò parte della sua vita. Non vinse il concorso. Smise di ballare, per sempre. Non resse la sconfitta. Era questa la differenza tra me e lei. Io danzavo perché era il mio credo, il mio bisogno, le mie parole che non dicevo, la mia fatica, la mia povertà, il mio pianto. Io ballavo perché solo lì il mio essere abbatteva i limiti della mia condizione sociale, della mia timidezza, della mia vergogna. Io ballavo ed ero con l’universo tra le mani, e mentre ero a scuola, studiavo, aravo i campi alle sei del mattino, la mia mente sopportava perché era ubriaca del mio corpo che catturava l’aria.
Ero povero, e sfilavano davanti a me ragazzi che si esibivano per concorsi, avevano abiti nuovi, facevano viaggi. Non ne soffrivo, la mia sofferenza sarebbe stata impedirmi di entrare nella sala e sentire il mio sudore uscire dai pori del viso. La mia sofferenza sarebbe stata non esserci, non essere lì, circondato da quella poesia che solo la sublimazione dell’arte può dare. Ero pittore, poeta, scultore.
Il primo ballerino dello spettacolo di fine anno si fece male. Ero l’unico a sapere ogni mossa perché succhiavo, in silenzio ogni passo. Mi fecero indossare i suoi vestiti, nuovi, brillanti e mi dettero dopo tredici anni, la responsabilità di dimostrare. Nulla fu diverso in quegli attimi che danzai sul palco, ero come nella sala con i miei vestiti smessi. Ero e mi esibivo, ma era danzare che a me importava. Gli applausi mi raggiunsero lontani. Dietro le quinte, l’unica cosa che volevo era togliermi quella calzamaglia scomodissima, ma mi raggiunsero i complimenti di tutti e dovetti aspettare. Il mio sonno non fu diverso da quello delle altre notti. Avevo danzato e chi mi stava guardando era solo una nube lontana all’orizzonte. Da quel momento la mia vita cambiò, ma non la mia passione ed il mio bisogno di danzare. Continuavo ad aiutare mio padre nei campi anche se il mio nome era sulla bocca di tutti. Divenni uno degli astri più luminosi della danza.
Ora so che dovrò morire, perché questa malattia non perdona, ed il mio corpo è intrappolato su una carrozzina, il sangue non circola, perdo di peso. Ma l’unica cosa che mi accompagna è la mia danza la mia libertà di essere. Sono qui, ma io danzo con la mente, volo oltre le mie parole ed il mio dolore. Io danzo il mio essere con la ricchezza che so di avere e che mi seguirà ovunque: quella di aver dato a me stesso la possibilità di esistere al di sopra della fatica e di aver imparato che se si prova stanchezza e fatica ballando, e se ci si siede per lo sforzo, se compatiamo i nostri piedi sanguinanti, se rincorriamo solo la meta e non comprendiamo il pieno ed unico piacere di muoverci, non comprendiamo la profonda essenza della vita, dove il significato è nel suo divenire e non nell’apparire. Ogni uomo dovrebbe danzare, per tutta la vita. Non essere ballerino, ma danzare.
Chi non conoscerà mai il piacere di entrare in una sala con delle sbarre di legno e degli specchi, chi smette perché non ottiene risultati, chi ha sempre bisogno di stimoli per amare o vivere, non è entrato nella profondità della vita, ed abbandonerà ogni qualvolta la vita non gli regalerà ciò che lui desidera. È la legge dell’amore: si ama perché si sente il bisogno di farlo, non per ottenere qualcosa od essere ricambiati, altrimenti si è destinati all’infelicità. Io sto morendo, e ringrazio Dio per avermi dato un corpo per danzare cosicché io non sprecassi neanche un attimo del meraviglioso dono della vita.

domenica 8 luglio 2018

Patate ripiene

Ingredienti:

  • patate
  • salamino , op. salsiccia
  • prosciutto cotto
  • pancetta
  • pecorino stagionato o altro formaggio
  • uova
  • aglio
  • prezzemolo
  • sale e pepe

Preparazione:
Sbucciate e affettate le patate.
Tritate tutti gli altri ingredienti.
Mettete del ripieno tra le fette delle patate, fino ad esaurire il tutto.
Cuocere il tutto in forno.

Non do le quantità perché va tutto a gusto.
E' una ricetta da considerare ''svuota frigorifero''


* opzione: si possono fare a strati in una pirofila