venerdì 4 luglio 2014

Tra i Caraibi e le Ande

“È difficile individuare caratteristiche tipicamente locali o specifiche nella cucina del Belize”, scrive il New York Times. “Il cibo che si mangia nel paese centramericano è un insieme di influenze caraibiche, messicane, africane, spagnole e della antica tradizione dei maya. Il tutto accanto ad hamburger, pizza, ristoranti cinesi e indiani”.
Tra gli ingredienti più comuni ci sono il riso e i fagioli, che accompagnano quasi tutti i piatti principali: spesso stufati di pollo, manzo, pesce e crostacei, cucinati secondo la tradizione creola, con l’aggiunta di spezie miste e recado rojo, un mix di pepe, cannella e semi di annatto che dona ai piatti il suo aroma particolare e il tipico colore rosso scuro. Ma l’elemento più caratteristico della cucina del Belize è la Marie Sharp’s hot sauce, una salsa piccante presente su ogni tavola del paese e fatta con peperoncini habanero, carote e cipolle.
Tra le carni è molto amata la cacciagione, che per secoli è stata la prima fonte di proteine del paese. Ancora oggi in Belize si possono mangiare l’iguana (in gran parte allevato), l’armadillo o il gibnut, un roditore notturno che a quanto pare ha un sapore simile a quello del coniglio e fu perfino servito alla regina Elisabetta durante una visita ufficiale.
All’interno del paese è consentito anche il consumo di tartaruga di mare, specie in via di estinzione, la cui esportazione è però proibita dai trattati internazionali. Come raccomanda il New York Times, nel dubbio sulla provenienza della carne e sul reale impatto della caccia sulle specie in pericolo “è meglio astenersi dalla zuppa e dai filetti di tartaruga”. Per il pesce, invece, nessun problema. E se si trova il raro robalo bianco, meglio non lasciarselo sfuggire. Chi capitasse nella regione di Garífuna può assaggiare l’hudut, pesce cotto nel latte di cocco, e il sere, uno stufato di pesce alla creola.
Internazionale, numero 907, 22 luglio 2011