domenica 8 febbraio 2015

Veneto Friuli Venezia Giulia (cibo da strada)

I CICHETI 
Prima di parlare dei cicheti veneziani ci vorrebbe un minuto di silenzio. 
Anzi più di un minuto, dieci minuti, così viene anche un poco d'appetito. 
I cicheti compongono una costellazione di leccornie da strada che da sola può dar filo da torcere al tempio dello street food: Palermo. 
Per i pochi che non li conoscessero, spieghiamo. 
A Venezia ci son delle bellissime, storicissime vinerie - tutte legni scuri, vetrinette, luci fioche e umidità - che si chiamano bacari. In questi bacari si servono bicchieri di vino, che si chiamano ombre. 
Assieme a queste ombre, si mangia una quantità di preparazioni gastronomiche che si pagano a pezzo. 
C'è di tutto, dalla terra al mare: paninetti con l'ossocollo, crostini spalmati in tutti i modi, chele di granchio, moeche (granchietti), polpette fritte, testina, musetto, nervetti, sarde in saor (cioè in carpione) e via così. 
Un bacaro-tour - di ombra in ombra, di cicheto in cicheto è la cosa più bella che si possa fare a Venezia. 
Senza "ombra" di dubbio. 

I FOLPETI (E I LORO AMICI) 
Non li abbiamo citati nei cicheti, ma tra le varie specialità ci sono pure i folpeti, cioè i polpetti. 
La verità è che questi simpatici amici a otto gambe meritano un posto d'onore - e quindi: a parte - per la bella tradizione che ancora resiste a Padova, dove gli ambulanti, detti, appunto, folpari, vendono i polpetti tagliati a pezzettini e conditi con olio, sale e prezzemolo (è un'esperienza per certi versi simile, anche se più salubre, del polparo di Palermo).
Spesso questi banchi vi accostano l'altro pescato veneto, come le masanete (le granchiette colme di golose uova), le canocchie, i gamberi, magari anche qualche preparato gastronomico (come le sarde). 
Se amate il pesce, sono un'esperienza indimenticabile. 

IL BACCALÀ MANTECATO 
Anche il baccalà mantecato in realtà potrebbe essere ricompreso nei cicheti, ma pure questo è così sublime da meritare una citazione individuale: la sua esaltazione è spalmarlo su un crostino o su una fettina di polenta abbrustolita, dove diventa un perfetto cibo da passeggio, visto che lo si può ingurgitare con le mani e in un sol boccone. 
E' sostanzialmente stoccafisso cotto con latte e sbatacchiato fin che non assume una consistenza cremosa: a questo mappazzone spalmabile si aggiungono sale, pepe, prezzemolo e aglio.

I BUFFET (O SPACÉTI) DI TRIESTE 
Un po' come per i cicheti, raggruppo un tot di golosità più che per natura per il modo in cui vengono servite: a Trieste - città da sempre di scambi, di commerci, di incontri - c'è infatti questa splendida usanza dei buffet, detti anche spacéti, cioè spaccetti, piccoli spacci. 
Una sorta di bar-trattoria-emporio in cui è possibile mangiare qualcosa a tutte l'ore, esattamente come facevano viandanti e mercanti in transito (addirittura c'è una parola, rebechin, che indica la merenda di metà mattina). 
Bene. 
Questi buffet, che d'estate allestiscono qualche posto a sedere all'esterno, offrono una cornucopia colma di declinazioni maialesche - cotechino, zampone, pancetta, carrè, lingua, luganeghe, wurstel, zampetti, testina - ma anche panini, tartine (che sono l'equivalente dei crostini veneziani) con il baccalà mantecato, frittini di pesce.

IL FRICO 
Il frico non è in realtà un cibo di strada in senso stretto, ma è talmente rappresentativo del territorio che è facile trovarlo alle fiere, alle sagre, nelle bancarelle servito in vaschettine con forchettina. 
E che Dio ve la mandi buona. 
In sostanza è formaggio cotto in padella con burro e lardo: a voi scegliere quale di questi tre ingredienti alleggerisca l'intruglio.
C'è quello friabile fatto con il montasio che va ancor meglio da passeggio, visto che si tiene in mano tipo galletta; c'è quello morbido con l'aggiunta di patate (e magari cipolle o mele o erbe o speck o porro).

Da: Taccuinistorici.it