IL SANGIOVESE DI ROMAGNA
Vitigno Emilia Romagna SANGIOVESE DI ROMAGNA
Prodotto in Romagna, nei territori appartenenti alle province di Bologna, Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini, il Sangiovese di Romagna ha ottenuto il DOC con D.P.R. del 9 luglio 1967.
Il vino prodotto da vitigno Sangiovese si suddivide in quattro categorie principali:
Sangiovese di Romagna
Sangiovese di Romagna Novello
Sangiovese di Romagna Superiore
Sangiovese di Romagna Riserva
La Denominazione di Origine Controllata Sangiovese di Romagna prevede l’uso di uve sangiovese in misura non inferiore all’ 85%. Il restante 15% può essere rappresentato da uve a bacca rossa provenienti da vitigni romagnoli.
Caratterizzato da un colore rosso rubino con riflessi violacei, il Sangiovese di Romagna è un vino dal sapore secco, asciutto, leggermente tannico e vinoso, con note leggermente amarognole al retrogusto.
All’ olfatto ripropone i profumi tipici della sua terra: frutti rossi come le ciliegie e fiori di campo come le viole e le violette. Meritano un’ attenzione particolare il Sangiovese di Romagna Superiore e il Sangiovese di Romagna Riserva.
Il Sangiovese di Romagna Superiore si caratterizza per una gradazione minima naturale del 12% e per la sua immissione al consumo che avviene solo dopo il 1° Aprile dell’ anno successivo a quello di produzione delle uve.
Il Sangiovese di Romagna Riserva è il più maturo dei Sangiovesi di Romagna: il processo di invecchiamento richiesto per l’ ottenimento della denominazione “Riserva” non può essere inferiore ai due anni.
Ideale per accompagnare piatti a base di carne o primi piatti a base di sfoglia tirata a mano, il Sangiovese di Romagna si sposa perfettamente anche con i prelibati salumi prodotti in regione: prosciutto crudo, culatello, coppa, salame felino.
Il novello si beve generalmente in abbinamento alle castagne: ottimo con i tortelli ripieni di purea di castagne e miele.
Il Sangiovese (insieme al Barbera) è uno dei vitigni italiani più diffusi (le aree coltivate coprono l'11% della superficie viticola nazionale); viene coltivato dalla Romagna fino alla Campania ed è tradizionalmente il vitigno più diffuso in Toscana.
Entra negli uvaggi di centinaia di vini, tra i quali alcuni dei più prestigiosi vini italiani: Chianti e Chianti Classico, Brunello di Montalcino, Vino Nobile di Montepulciano, Sagrantino di Montefalco e molti altri meno conosciuti ma altrettanto validi, quali Morellino di Scansano.
Incerte sono le origini di questo vitigno, si pensa in ogni caso che affondi le sue radici nel lontano oriente. Ritrovamenti archeologici consistenti in vasi vinari di terracotta, contenenti vinaccioli, individuati come vinaccioli di sangiovese, daterebbero la conoscenza e l’utilizzo di queste uve già da parte del popolo dei Sumeri, (4000 a.c.).
In Romagna si presume sia arrivato a seguito dei legionari Romani, anche se le prime notizie certe della sua presenza si trovano attorno al 1500.
Secoli di permanenza nella terra romagnola lo fanno giustamente considerare un vitigno autoctono.
Sulle origini della sua denominazione, “sangiovese” che in dialetto è “sanzve’s ”, sono state formulate varie ipotesi, tra queste la più fondata è quella del glottologo F. Schurr, tribuno dei vini di Romagna, scomparso solo qualche anno fa.
Secondo costui la denominazione deriverebbe da una collina a ridosso di Santarcangelo di Romagna, chiamata tutt’ora “Monte Giove”, a sostegno di questa ipotesi esiste una leggenda locale secondo la quale dei frati cappuccini, che li vivevano in un convento situato sul colle detto appunto “Collis jovis” ospitarono un illustrissimo personaggio, si pensa ad un messo del Papa, questi assaggiatolo che l’ebbe, dimostrò vivo gradimento per il vino rosso che gli era stato offerto e ne chiese il nome, la cosa imbarazzò i poveri frati poiché un nome vero e proprio non lo avevano mai pensato, si limitavano a chiamarlo “Il nostro rosso”, fu in quest’occasione che uno di loro, prontamente coniò quello di “Sanguis Jovis” dove sanguis stava ad indicare il colore del vino, e Jovis il nome del colle.
Da ciò, in successiva lingua Italiana divenne “Sangue di Giove” e di qui per naturale restrizione etimologica si evolse
definitivamente in “Sangiovese”.
Da: I Nobili della Massetta
Uva Sangiovese |
Prodotto in Romagna, nei territori appartenenti alle province di Bologna, Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini, il Sangiovese di Romagna ha ottenuto il DOC con D.P.R. del 9 luglio 1967.
Il vino prodotto da vitigno Sangiovese si suddivide in quattro categorie principali:
Sangiovese di Romagna
Sangiovese di Romagna Novello
Sangiovese di Romagna Superiore
Sangiovese di Romagna Riserva
La Denominazione di Origine Controllata Sangiovese di Romagna prevede l’uso di uve sangiovese in misura non inferiore all’ 85%. Il restante 15% può essere rappresentato da uve a bacca rossa provenienti da vitigni romagnoli.
Caratterizzato da un colore rosso rubino con riflessi violacei, il Sangiovese di Romagna è un vino dal sapore secco, asciutto, leggermente tannico e vinoso, con note leggermente amarognole al retrogusto.
All’ olfatto ripropone i profumi tipici della sua terra: frutti rossi come le ciliegie e fiori di campo come le viole e le violette. Meritano un’ attenzione particolare il Sangiovese di Romagna Superiore e il Sangiovese di Romagna Riserva.
Il Sangiovese di Romagna Superiore si caratterizza per una gradazione minima naturale del 12% e per la sua immissione al consumo che avviene solo dopo il 1° Aprile dell’ anno successivo a quello di produzione delle uve.
Il Sangiovese di Romagna Riserva è il più maturo dei Sangiovesi di Romagna: il processo di invecchiamento richiesto per l’ ottenimento della denominazione “Riserva” non può essere inferiore ai due anni.
Ideale per accompagnare piatti a base di carne o primi piatti a base di sfoglia tirata a mano, il Sangiovese di Romagna si sposa perfettamente anche con i prelibati salumi prodotti in regione: prosciutto crudo, culatello, coppa, salame felino.
Il novello si beve generalmente in abbinamento alle castagne: ottimo con i tortelli ripieni di purea di castagne e miele.
Il Sangiovese (insieme al Barbera) è uno dei vitigni italiani più diffusi (le aree coltivate coprono l'11% della superficie viticola nazionale); viene coltivato dalla Romagna fino alla Campania ed è tradizionalmente il vitigno più diffuso in Toscana.
Entra negli uvaggi di centinaia di vini, tra i quali alcuni dei più prestigiosi vini italiani: Chianti e Chianti Classico, Brunello di Montalcino, Vino Nobile di Montepulciano, Sagrantino di Montefalco e molti altri meno conosciuti ma altrettanto validi, quali Morellino di Scansano.
Incerte sono le origini di questo vitigno, si pensa in ogni caso che affondi le sue radici nel lontano oriente. Ritrovamenti archeologici consistenti in vasi vinari di terracotta, contenenti vinaccioli, individuati come vinaccioli di sangiovese, daterebbero la conoscenza e l’utilizzo di queste uve già da parte del popolo dei Sumeri, (4000 a.c.).
In Romagna si presume sia arrivato a seguito dei legionari Romani, anche se le prime notizie certe della sua presenza si trovano attorno al 1500.
Secoli di permanenza nella terra romagnola lo fanno giustamente considerare un vitigno autoctono.
Sulle origini della sua denominazione, “sangiovese” che in dialetto è “sanzve’s ”, sono state formulate varie ipotesi, tra queste la più fondata è quella del glottologo F. Schurr, tribuno dei vini di Romagna, scomparso solo qualche anno fa.
Secondo costui la denominazione deriverebbe da una collina a ridosso di Santarcangelo di Romagna, chiamata tutt’ora “Monte Giove”, a sostegno di questa ipotesi esiste una leggenda locale secondo la quale dei frati cappuccini, che li vivevano in un convento situato sul colle detto appunto “Collis jovis” ospitarono un illustrissimo personaggio, si pensa ad un messo del Papa, questi assaggiatolo che l’ebbe, dimostrò vivo gradimento per il vino rosso che gli era stato offerto e ne chiese il nome, la cosa imbarazzò i poveri frati poiché un nome vero e proprio non lo avevano mai pensato, si limitavano a chiamarlo “Il nostro rosso”, fu in quest’occasione che uno di loro, prontamente coniò quello di “Sanguis Jovis” dove sanguis stava ad indicare il colore del vino, e Jovis il nome del colle.
Da ciò, in successiva lingua Italiana divenne “Sangue di Giove” e di qui per naturale restrizione etimologica si evolse
definitivamente in “Sangiovese”.
Da: I Nobili della Massetta