Il vino Negramaro
Il Negroamaro (o Negramaro) è un vitigno a bacca nera coltivato
quasi esclusivamente in Puglia, in modo particolare nel Salento.
L'origine del nome non è altro che la ripetizione della parola nero in due lingue: niger in latino e mavros in greco antico (da cui il dialettale maru).
È uno dei principali vitigni dell'Italia Meridionale.
È un'uva estremamente versatile, molto utilizzata anche per la vinificazione in rosato. In commercio è possibile reperire sia prodotti vinificati in purezza che blend.
Molto noto è il Salice Salentino DOC che per disciplinare è ottenuto attraverso un blend di uve Negroamaro 85% e Malvasia Nera 15%, la quale affievolisce le caratteristiche note amarognole tipiche del Negroamaro.
Il gruppo musicale dei Negramaro deve il suo nome a questo vitigno.
Il vino è conosciuto con molti altri nomi: Albese, Abruzzese, Arbese, Jonico, Mangiaverde, Negro Amaro, Nero Leccese, Nigra amaru, Niuru maru, Uva Cane.
Caratteristiche [modifica]
Epoca di maturazione: media (fine settembre-inizio ottobre), si registrano variazioni in base alla zona di coltivazione.
Vigoria: ottima.
Produttività: abbondante e costante.
Peso medio del grappolo: medio-elevato (300-350 g).
Acino: medio-grosso, forma ovale più largo all'apice; buccia pruinosa, di colore nero violaceo, poco sottile e consistente.
Esigenze ambientali e colturali: adattabile con facilità a diversi tipi di terreno, con preferenza per quelli calcareo-argillosi, e ai climi caldi anche se aridi.
Utilizzi: esclusivamente per la vinificazione, raramente in purezza; più frequentemente unito ad altri vitigni (Malvasia Nera,
Sangiovese, Montepulciano).
La coltivazione di questo vino così particolare risale almeno all’epoca della colonizzazione greca (VII sec. a.C.). Fino a non molto tempo fa, la viticoltura pugliese era orientata soprattutto alla produzione di vini da taglio (ovvero vini da unire ad altri), il Negroamaro era molto ricercato per dare colore ai vini del Nord o a quelli francesi.
Ma Il 9 settembre 1957 gli imbottigliatori del Nord non comprarono uva e questo comportò una forte rivolta.
Quando il mercato cominciò ad indirizzarsi verso i vini imbottigliati parecchi contadini consentirono alla rinuncia dei propri vigneti per ottenere i contributi per l’espianto.
La superficie a vigneto del Salento si ridusse di oltre la metà, causando un danno al territorio incalcolabile, perché nessun tipo di cultura agricola ha sostituito il vigneto in queste zone.
La rinascita dei vini del Salento ha trainato l’intera filiera del vino pugliese.
Da: I Nobili della Massetta
Il Negroamaro (o Negramaro) è un vitigno a bacca nera coltivato
quasi esclusivamente in Puglia, in modo particolare nel Salento.
L'origine del nome non è altro che la ripetizione della parola nero in due lingue: niger in latino e mavros in greco antico (da cui il dialettale maru).
È uno dei principali vitigni dell'Italia Meridionale.
È un'uva estremamente versatile, molto utilizzata anche per la vinificazione in rosato. In commercio è possibile reperire sia prodotti vinificati in purezza che blend.
Molto noto è il Salice Salentino DOC che per disciplinare è ottenuto attraverso un blend di uve Negroamaro 85% e Malvasia Nera 15%, la quale affievolisce le caratteristiche note amarognole tipiche del Negroamaro.
Il gruppo musicale dei Negramaro deve il suo nome a questo vitigno.
Il vino è conosciuto con molti altri nomi: Albese, Abruzzese, Arbese, Jonico, Mangiaverde, Negro Amaro, Nero Leccese, Nigra amaru, Niuru maru, Uva Cane.
Caratteristiche [modifica]
Epoca di maturazione: media (fine settembre-inizio ottobre), si registrano variazioni in base alla zona di coltivazione.
Vigoria: ottima.
Produttività: abbondante e costante.
Peso medio del grappolo: medio-elevato (300-350 g).
Acino: medio-grosso, forma ovale più largo all'apice; buccia pruinosa, di colore nero violaceo, poco sottile e consistente.
Esigenze ambientali e colturali: adattabile con facilità a diversi tipi di terreno, con preferenza per quelli calcareo-argillosi, e ai climi caldi anche se aridi.
Utilizzi: esclusivamente per la vinificazione, raramente in purezza; più frequentemente unito ad altri vitigni (Malvasia Nera,
Sangiovese, Montepulciano).
La coltivazione di questo vino così particolare risale almeno all’epoca della colonizzazione greca (VII sec. a.C.). Fino a non molto tempo fa, la viticoltura pugliese era orientata soprattutto alla produzione di vini da taglio (ovvero vini da unire ad altri), il Negroamaro era molto ricercato per dare colore ai vini del Nord o a quelli francesi.
Ma Il 9 settembre 1957 gli imbottigliatori del Nord non comprarono uva e questo comportò una forte rivolta.
Quando il mercato cominciò ad indirizzarsi verso i vini imbottigliati parecchi contadini consentirono alla rinuncia dei propri vigneti per ottenere i contributi per l’espianto.
La superficie a vigneto del Salento si ridusse di oltre la metà, causando un danno al territorio incalcolabile, perché nessun tipo di cultura agricola ha sostituito il vigneto in queste zone.
La rinascita dei vini del Salento ha trainato l’intera filiera del vino pugliese.
Da: I Nobili della Massetta